Test in Bahrein: Hamilton sarà il primo in pista con la Ferrari
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SAKHIR. Non male per uno che ha sempre ammesso di mal sopportare i test, considerati – specie negli anni delle vittorie in serie con la Mercedes – più che altro tempo sprecato. Lewis Hamilton non ha mai guidato tanto in inverno, almeno da quando – ormai parecchie stagioni fa - le sessioni non ufficiali sono state praticamente azzerate con l’obiettivo di limitare i costi. E a 40 anni si è ritrovato a saltare da una sessione all’altra, straordinari resi necessari da quella «curva di apprendimento mai così ripida» che giustamente si aspettava in Ferrari, onori e oneri del trasferimento più clamoroso nella storia della F1. E domani, ultima ma fondamentale tappa del tour de force di preparazione, sarà il primo a scendere in pista per i test ufficiali in Bahrein, dalle 8 alle 12, mentre nel pomeriggio (13-17) toccherà a Charles Leclerc. In poco più di un mese il sette volte campione del mondo è già stato al volante della SF-23, nello storico debutto di Fiorano (22 gennaio) e la settimana dopo a Barcellona, con tanto di schianto all’esterno dell’ultima curva: «Questi giri servono per testare il limite». Quindi ha guidato la Ferrari della stagione successiva, sempre al Montmelò, «indossando» gli pneumatici del 2026 per conto di Pirelli per provare – con una SF-24 riadattata - le coperture della prossima stagione. Infine, mercoledì scorso ancora a Fiorano, il «filming-day» finalmente sulla SF-25, fresca di presentazione nel maxi evento collettivo di Londra della sera precedente: la sua prima Rossa ufficiale, la macchina concepita a Maranello per riportare il Mondiale a casa dopo 16 (costruttori) e 17 (piloti, Kimi Raikkonen) anni di attesa. Con la quale secondo gli spagnoli di «Marca», che ancora non gli perdonano la faida con Fernando Alonso in McLaren (roba del 2007), sarebbe stato più lento di 8 decimi rispetto a Leclerc. Procedure, pit-stop, pedaliera, volante. L’intesa con il nuovo ingegnere di pista Riccardo Adami, ereditato da Carlos Sainz (e Sebastian Vettel). Il rodaggio è finito.
DA VERSTAPPEN AD ANTONELLI – E adesso? Altri test, probabilmente i più attesi nella storia di questo sport (da mercoledì a venerdì, diretta integrale su Sky Sport), come del resto qualsiasi cosa in questo 2025 che pare la summa di un decennio scarso di gestione americana: la F1 sta diventando uno spettacolo globale che (quasi) nessuno vuole perdersi, con quattro team - McLaren, Ferrari, Red Bull e Mercedes in ordine di classifica 2024 - teoricamente in grado di vincere, visto che il regolamento è rimasto lo stesso e di conseguenza – ripetono all’unisono i team principal - «trovare miglioramenti di prestazione è sempre più complicato». Attesissimi anche da lui, sir Lewis, questi giri in Bahrein - dove il Circus va da qualche stagione per trovare un po’ di caldo e meteo stabile, condizioni fondamentali per capirci qualcosa in appena 24 ore di test divise in tre giorni -, perché adesso si fa sul serio. Quanto vale la SF-25? Chi sarà più veloce tra Lewis e Charles, il compagno di squadra che per ora gli ha ceduto la scena ma a Maranello è padrone di casa da sette anni? Le domande sono tantissime e in locandina figurano anche altre star, a cominciare da Max Verstappen, quattro volte campione del mondo ansioso di scoprire se la RB21 battezzata oggi sarà all’altezza del suo curriculum anche senza Adrian Newey, emigrato all’Aston Martin. Dove, si dice, sarebbero pronti a fare follie per prendersi pure il fenomeno olandese. E cinque debuttanti, o quasi, decisi a non restare comparse: Liam Lawson (Red Bull, 23 anni), Jack Doohan (Alpine, 22), Gabriel Bortoleto (Sauber, 20), Isack Hadjar (Racing Bulls, 20) e Kimi Antonelli (Mercedes, a sua volta in pista ieri), a 18 anni più giovane di tutti (terzo all-time), la grande speranza italiana di tornare al vertice tra i piloti 72 anni dopo l’ultimo dei due Mondiali di Alberto Ascari.
PARLA VASSEUR – A Sakhir, circuito severo con gli pneumatici (la Rossa ha scelto più set di gomme morbide rispetto alla concorrenza), non arriveranno certamente tutte le risposte. Neanche a Melbourne, se è per questo, dove il 16 marzo è in programma il primo Gp: pista semicittadina e dunque atipica. In genere nella «pre season» si capisce più chi non è nato per vincere, anche se il Bahrein restituirà una prima fotografia dei rapporti di forza. Del resto l’anno scorso per farsi un’idea completa dei valori sono serviti sette mesi: dalla Red Bull dominante in avvio – sufficiente per il quarto titolo consecutivo di Verstappen – si è passati al duello Ferrari-McLaren, vinto da quest’ultima per la miseria di 14 punti nello sprint finale di Abu Dhabi. Per quanto accada ogni anno con regolarità, in Ferrari ritengono di aver fatto un buon lavoro: sarebbe intorno al mezzo secondo il guadagno rispetto alla SF-24, dati del simulatore alla mano, anche se qualcuno si spinge a sperare (o sparare) quasi il doppio. In ogni caso, tutto è relativo sempre e figuriamoci in F1: solo il confronto con i rivali dirà qualcosa di più preciso. «Dobbiamo guadagnare due-tre decimi rispetto alla McLaren – si augura non a caso Frederic Vasseur, team principal della Rossa -, se riusciremo a farlo niente ci sarà precluso». L’effetto Hamilton ha messo prepotentemente la Ferrari al centro dell’attenzione, posizione abbastanza scomoda. Vasseur però non si sente il favorito: «Chi dice che lo siamo dimentica la McLaren – così il manager francese ad Auto Hebdo -, è vero che nelle ultime otto gare del 2024 abbiamo fatto più punti ma siamo finiti dietro di loro». Serve un sorpasso: Lewis&Charles, siete pronti?
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