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Psg-Real Madrid, quante sfide: Lucho-Xabi, Mbappé e la lite Superlega

Psg-Real Madrid, quante sfide: Lucho-Xabi, Mbappé e la lite Superlega

Il meglio che c’è: i campioni d’Europa contro i più grandi di sempre. Chi vincerà questa semifinale probabilmente solleverà la coppa a New York. Psg e Real Madrid sono stati i più continui, solidi, spettacolari, quattro successi su cinque partite, mentre il City s’è fatto prendere dall’arroganza, il Bayern aveva qualcosa in meno, gli altri non erano all’altezza. Ma Psg-Real Madrid è mille altri significati, è un romanzo in una partita, è il confronto di filosofie calcistiche spagnole tra Luis Enrique e Xabi Alonso, è Mbappé contro il suo passato, è uno scontro sul futuro del calcio tra l’istituzionale Khelaifi e il ribelle Florentino. Tutto in questa notte da non perdere.

L’importante è che le sottotrame non prendano il sopravvento su una partita che può essere fantastica e farà da prologo alla prossima Champions. Il Psg nel 2025 è stato uno spettacolo di gioco e risultati, con questo 4-3-3 che combina velocità, agonismo e classe come forse il Barça dello stesso Luis Enrique, più ritmato di quello di Guardiola: la mediana guidata da Vitinha è irresistibile, l’attacco rotante fa andare fuori giri tutte le difese, dietro non si passa. In semifinale il Bayern è caduto all’ultimo, il Psg ha dimostrato di saper vincere soffrendo.

Il Real Madrid ha chiuso l’epoca Ancelotti e sta ripartendo a grande velocità, sperimentando soluzioni diverse tutte in nome del calcio: difesa a quattro oppure a tre con Tchouameni arretrato tra i centrali; Guler alla Modric; Valverde sempre più tuttocampista; Bellingham tra la mezzala e l’esterno (come faceva con Carletto); e Mbappé che, rientrando, allungherà una panchina già piena con Rodrygo e il goleador rivelazione Gonzalo Garcia. Un crescendo con qualche distrazione contro Al Hilal, Juve e Borussia: in semifinale 2-0 al 92’, poi 3-2 col batticuore.

Psg con il 4-3-3 senza Pacho, squalificato, e l’affidabile Beraldo al suo posto. Con il rientro di Dembélé si è rivisto contro il Bayern il pressing ossessivo che ha distrutto l’Inter. Tre punte non sono sostenibili? Sì, se il Psg gioca nei trenta metri d’attacco non costringe i suoi a rincorse sfiancanti. Il Real Madrid, senza Huijsen sospeso, oscilla tra il nuovo 3-5-2, sistema totem di Xabi Alonso, e un più classico 4-4-2 declinato su più latitudini del campo, tipo 4-2-2-2, con Valverde e Bellingham ad aggredire dagli esterni. Contro il tridente del Psg sarebbe più logica una linea a quattro, ma Xabi sa sorprendere.

Affascinante il duello tra i due tecnici, con Guardiola sono al vertice della scuola spagnola, oggi superiore alla tedesca e all’italiana. Pep ha indicato la strada della rivoluzione permanente, Luis Enrique ha preso il suo posto nel Barça e nell’immaginario di scienziato del pallone, Xabi Alonso è l’emergente che propone una sintesi di idee forse più ortodosse, ma Liga e Champions sono lunghe per fare test.

Se Miami-Psg era Messi-Psg, stasera Mbappé è peggio: Kylian rivede il passato che dalla gloria è finito nei tribunali, ha appena ritirato la denuncia per molestie morali nei confronti dell’ex club, ma chiede sempre 55 milioni di arretrati. A giugno il presidente Al-Khelaifi aveva teso la mano: "Ringrazio Kylian per quello che ha dato al club e gli auguro il meglio al Real".

Meno disponibile Al-Khelaifi verso Florentino. Nella notte della Superlega, aprile 2021, a sorpresa si scoprì che Psg e Bayern non avevano accettato la proposta separatista di Florentino e Agnelli, creando la prima crepa nel progetto. Il numero uno del Psg è diventato il braccio destro politico di Ceferin, mentre il Real, oggi, è con il Barça l’unico avversario ufficiale della Uefa dopo l’addio della Juve post-Agnelli. Uno scontro che non si esaurirà con il Mondiale.

La Gazzetta dello Sport

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