Formula 1: Leclerc illude poi crolla, l’Hungaroring è un’altra doppietta di Norris e Piastri


No caldo, no pioggia, no show. Poteva essere festa Ferrari, invece chiacchiere, polemiche e sconforto soprattutto per la Ferrari. Che questa volta, mentre Hamilton navigava in cattive acque, contava nientemeno che sulla pole position di Leclerc. Purtroppo, nulla: un podio mancato che fa male, perché Leclerc al momento ha sulle spalle le più alte aspettative. Ma non fare centro mentre il team è già sotto pressione per i risultati assenti di Hamilton rende l’atmosfera in vista della pausa estiva molto critica.
E bisogna pure ringraziare la ‘fortuna’ visto che, pur prendendo una penalità di cinque secondi, essa non ha inciso sulla posizione in classifica siccome il quinto, Alonso, aveva un ritardo sulla bandiera a scacchi nell’intorno dei dieci secondi.
Nell’edizione numero 40 dell’Hungarian Grand Prix, quindi, alla fine, non è cambiato nulla rispetto alla routine di questa prima parte di campionato. Non c’è stata alcuna condizione meteo che poteva rendere le cose troppo facili o troppo difficili a qualcuno. Nessun incidente serio, nessuna safety car. E così ha avuto la meglio Norris, autore di una prestazione magistrale davvero, sia nella guida sia nei calcoli del muretto. Plauso a lui perché in sintonia col team sceglie di andare in fondo con un set di gomme dure montate già da prima di metà gara mentre gli altri in maggioranza si sono fermati due volte. Ottima la strategia anche per il suo compagno di squadra Piastri mentre Russell beneficia soprattutto di un forte calo di prestazione della Ferrari numero 16.
Vittoria McLaren numero 200
Plauso al team di Andrea Stella che oggi raggiunge la ragguardevole quota di duecento vittorie nella massima serie dell’automobilismo, la Formula 1, grazie a una partecipazione ininterrotta dal 1966 per un totale di 984 gare. Nella bacheca assoluta della storica squadra corse di Woking spiccano 9 mondiali costruttori e 12 piloti con molte delle leggende più famose di questo sport.
Da sottolineare il quinto posto di Alonso che ha da poco compiuto 44 anni, e ha messo il muso davanti a uno dei più giovani della massima serie, il debuttante Gabriel Bortoleto, al suo miglior risultato in carriera con il sesto posto finale, che vale come terzo gran premio a punti nell’annata del suo debutto. Grazie a questo promettente pilota brasiliano, si tratta della sesta gara consecutiva in cui la scuderia elvetica Sauber, che prossimamente prenderà i colori Audi, finisce con piloti a punti.
Dietro di loro suona quasi incredibile vedere al settimo posto Lance Stroll, alieno dalla top ten dai primi due gran premi del 2025: segno che la AMR25 sta progredendo, anche se il meglio probabilmente arriverà con le nuove auto 2026, le prime interamente firmate da Adrian Newey.
Le posizioni dall’ottava alla nona sono non solo le più sofferte ma anche le più imprevedibili e sottotono non solo per i numeri ma anche per il significato: Liam Lawson, ottavo, salva la faccia e si mostra per un volta superiore al buon compagno di squadra Hadjar, oggi più indietro e pure doppiato. Nono nientemeno che Verstappen: si trova a essere l’ultimo a pieni giri a settantadue secondi da Norris; qualcosa di molto brutto da vedere. Non c’è giustificazione tecnica o logica che possa far accettare a lui e al pubblico una prestazione del genere a una gara da quella di casa sua, in Olanda, dopo la pausa di tre settimane a cavallo di Ferragosto. Il team senza Horner probabilmente ha preso una parabola discendente e lo stesso quattro volte campione ha dichiarato in questo week-end che ‘non crede di poter tornare alla vittoria con questa monoposto nel 2025’.
Il punto della bandiera va a Kimi Antonelli, che viene da una striscia molto negativa di tre prove orribili dopo aver toccato il cielo con il primo podio in Canada. Una piccola iniezione di fiducia per un giovane che ha bisogno di sostegno. D’altra parte questo risultato arriva a danno di un grande assente dalla zona punti di oggi, Lewis Hamilton.
Il calo di Leclerc: ci avevano creduto in tanti
Dura accettare di passare dal primo a fuori dal podio. Dura stare zitto dentro al casco quando mancano ancora più di 10 minuti dalla fine. E pure a gara finita: Leclerc sta soffrendo le stesse pene di Alonso quando aveva la tuta rossa e a volte ne replica gli stessi errori per via della stessa pressione.
Certo, lui per primo, con oltre metà corsa davanti a tutti sin dal primo giro, in tanti speravano che Leclerc potesse arrivare in vetta. Invece neanche riesce a salire sul podio.
Charles Leclerc, scattato dalla pole, ha perso all’Hungaroring a causa di una combinazione di fattori strategici e problemi tecnici. Inizialmente, ha ceduto posizioni a seguito del primo pit stop, quando un ‘trucchetto’ dai box dei rivali papaya e, in genere, la strategia della McLaren hanno permesso ai leader dei costruttori di passarlo. Successivamente, è rientrato male dopo il secondo cambio gomme e ha lamentato via radio problemi tecnici che hanno reso la sua macchina a detta sua ‘inguidabile’, tanto che al giro 53 dice già che ‘sarà un miracolo’ andare a podio. Il ritmo è compromesso e, infatti, al giro 62 Russell lo passa, facendolo sprofondare in quarta posizione.
Eppure qualcosa di buono c’era stato oggi. A ben vedere, infatti, Leclerc è riuscito a mantenere a lungo la testa della corsa. Era scattato benissimo fra l’altro mentre la partenza era stata molto stata confusa per Norris, forse penalizzato dalle coperture dure, perdendo due posizioni. Alonso era riuscito a passarlo al secondo giro, mentre nel frattempo Leclerc segnava il miglior giro, con pista libera e la possibilità di mettere dietro Piastri di un secondo e sei decimi.
Dietro un Alonso in ottima forma c’era in super spolvero anche il debuttante Bortoleto, il giovane che rappresenta il ritorno del Brasile nel circus e che si permette con una modesta Sauber di tenere dietro nientemeno che il campione del mondo in carica, ottavo in griglia e nono al traguardo, almeno per moltissimi giri, visto che Verstappen ha scelto a meno di un terzo dei settanta giri di montare le hard e tentare di arrivare in fondo con un solo pit-stop.
Infine il ‘vecchio’ esperto di questa pista, Hamilton, con nove pole position e otto vittorie in Ungheria, arranca a fatica, non riuscendo a risalire dagli ‘inferi’ delle posizioni a due cifre che non dovrebbero mai appartenere a una monoposto di Maranello. Il sette volte iridato infatti vive un momento ‘no’ molto intenso e la speranza è che nella pausa estiva trovi supporto nel team e in se stesso per uscire da una empasse che va da un disagio personale e un’auto che risulta sempre più difficile da contestare, visto che Leclerc la fa andare meglio, ma oggettivamente non è del tutto competitiva né adatta alle sue caratteristiche.
Il ricordo di una pole fantastica
Mentre ieri c’era stato un picco negativo per Hamilton, non capace di entrare in Q3, Charles Leclerc aveva invece conquistato una pole position inaspettata in Ungheria grazie a lucidità, intuito e decisioni precise. Aveva compreso subito l’importanza del giro di preparazione con gomme fredde e ha chiesto di uscire per primo in Q3, sfruttando al massimo le condizioni della pista. Con un assetto a basso carico scelto dalla Ferrari e una manovra coraggiosa in curva 11, era riuscito a firmare un giro impeccabile proprio mentre gli altri faticavano ad adattarsi al calo improvviso della temperatura dell’asfalto. In un contesto caotico, Leclerc ha fatto la differenza. E nessuno ci credeva, nemmeno la regia televisiva: la sua prestazione ha colto tanti alla sprovvista, anche il pilota stesso, incredulo e sorpreso nelle gioiose interviste al termine della sessione di prova.
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