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Al Tour de France 2025 Merlier festeggia tra cadute e assenza di vento

Al Tour de France 2025 Merlier festeggia tra cadute e assenza di vento

La vittoria di Tim Merlier a Dunkerque (foto Epa, via Ansa)

Il racconto del Tour de France 2025

Doveva essere la tappa dei ventagli, è stata quella di un lungo girovagare campestre prima dello sprint vincente del velocista belga (secondo Jonathan Milan) e del ritiro di Jasper Philipsen

C'era chi aspettava il vento del mare del Nord per tendere l'imboscata. C'era chi temeva il vento del mare Nord perché c'era gente che non vedeva l'ora di ripetere l'imboscata riuscita il primo giorno. C'era chi del vento del mare del Nord non interessava granché perché di fatica ne avrebbe fatta comunque e che ci fosse o non ci fosse sarebbe stato uguale.

Domenica buona parte dei meteorologi avevano assicurato che lunedì sarebbe di aria ce ne sarebbe stata parecchia in tutto il dipartimento del Nord. E quando è così, non si può mai sapere come va lassù al Nord, perché i venti sono pazzerelli e trasformano quelle zone in una stanza piena di spifferi.

E così i corridori sono partiti da Valenciennes diretti a Dunkerque con la consapevolezza che sarebbe prima o poi arrivato il momento che il vento avrebbe reso a loro la vita complicata. E quando è così, hanno pensato i corridori, è meglio andare cauti, attendere il momento del supplizio cercando di evitare di crearsi problemi inutili. Hanno iniziato a ritmo blando, hanno continuato a ritmo blando, sono rimasti in attesa. Nessuno ha provato a fuggire, nessuno ha osato sfidare il vento. E allora il vento, forse infastidito da tanta attesa ha deciso che non era il caso di intervenire, è rimasto brezza, si è guardato bene da diventare protagonista.

I 178.3 chilometri della terza tappa del Tour de France 2025, la Valenciennes–Dunkerque, si sono trasformati un girovagare campestre buono per pensare ad altro. Il ciclismo a volte sa concedere giornate di assoluta rilassatezza, durante le quali i sensi si acquitano e la corsa diventa solo un pretesto per interessarsi d'altro, per approfondire la conoscenza dei luoghi, per scoprire che Valenciennes è la città francese con il maggior consumo pro capite di Maroilles; che il Maroilles è il formaggio francese che ha il più antico regolamentario di produzione (il primo fu del 960 e fu seguito sino al 1860, anno nel quale fu sostituito da uno più in linea con i tempi); che dall'acciaieria di Isbergues sono uscite la quasi totalità di rotaie che hanno permesso alla Francia di dotarsi di una rete ferroviaria tra la fine dell'Ottocento e gli anni Dieci del Novecento. Certe tappe del Tour de France sono un lancio all'Americana verso l'apprendimento.

È stato proprio a Isbergues però che gli eventi della corsa hanno deciso di riprendersi la scena. A poche centinaia di metri dal traguardo volante fissato nel paese delle rotaie della Francia che fu, Bryan Coquard ha deragliato, è rimasto sul sellino in qualche modo che sfida le leggi di gravità, facendo però precipitare sull'asfalto Jasper Philipsen. Il corridore belga è caduto di spalla, è scivolato di schiena sulla strada, è stato costretto ad abbandonare il Tour de France 2025 dopo due tappe e mezza, una vittoria e un giorno passato in maglia gialla.

Da quel momento in poi, a eccezione di un'evasione di Tim Wellens per prendere i punti del Gran premio della montagna per togliere la maglia a pois dalle spalle del capitano Tadej Pogacar (risparmiandogli così i tempi morti del cerimoniale di premiazione), sono state le cadute ad animare una tappa che si era trasformata in una lunga attesa della volata finale.

A terra sono finiti in tanti, troppi. Ci sono finiti velocisti e uomini di classifica; ci sono finiti colpevoli e incolpevoli, cauti ed incauti. Hanno rischiato di finirci in molti di più.

Non ci è finito Tim Merlier che si è nascosto in mezzo al gruppo a lungo, anche quando non era il caso di nascondersi. È riapparso però al momento giusto, a poche centinaia dalla linea d'arrivo, alla ruota di Jonathan Milan. Lo ha superato di slancio, ha proseguito in testa a tutti sino sotto il traguardo. A Dunkerque Tim Merlier ha alzato le mani in segno di vittoria. Era l'unico certo di aver vinto. C'hanno impiegato un bel po' di tempo i giudici del Tour a scoprire che aveva ragione, che aveva davvero superato la linea d'arrivo prima di Jonathan Milan.

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